Primi al tartufo: grano, acqua, calore e fulmini

La pasta al tartufo tra storia, mito e chi l’avrebbe abolita

Se cerchiamo le origini della pasta potremmo dover tornare indietro di oltre 6000 anni col ritrovamento intorno al 4000 a.C. di un piatto di spaghetti di miglio nella Cina del Nord. Tracce più occidentali della pasta, invece, si possono ritrovare tra i disegni degli Etruschi, che ne rappresentano gli strumenti di lavorazione, e nei manoscritti di Greci e Romani. C’è da dire, però, che quella pasta non assomigliava molto alla nostra: i lagana, strisce di pasta fatta con farina e acqua, di cui ci parla il poeta Orazio non venivano bolliti ma cotti al forno con il condimento che faceva da liquido di cottura.

Con il declino dell’impero romano, però, la pasta sembra scomparire dai pasti europei e sono gli Arabi che per primi tornano a darne notizia con testi del X secolo in cui si legge di impasti di acqua e farina. Da questo dato alcuni storici della gastronomia hanno cominciato a sospettare che la pasta come la intendiamo noi oggi fosse un’invenzione araba, nata in Sicilia.

A prescindere dalla sua origine, la pasta è uno dei cibi più apprezzati nel mondo (tra i 5 food trends del 2016 secondo Google). Se le ricette italiane più ricercate sul web sono carbonara, ragù, amatriciana, pomodoro e basilico è altrettanto vero che quasi non c’è limite alla fantasia per quanto riguarda gli abbinamenti tra pasta e altri ingredienti. Uno tra i più riusciti è certamente quello col tartufo, ingrediente misterioso (nasce e cresce senza radici) che secondo il filosofo greco Plutarco prende vita dall’azione combinata di acqua, calore e fulmini, niente di meno.

La nobiltà e il fascino di questa materia prima hanno ispirato la creazione della linea Tartuferia Toscana attraverso cui Trattoria dall’Oste porta avanti un lavoro di ricerca e selezione di diverse tipologie di tartufo ogni anno. Secondo stagionalità e freschezza il ristorante ne propone cinque-sei tipologie che gli ospiti hanno la possibilità di gustare in abbinamento ad altre eccellenze gastronomiche. Rimandando all’articolo in cui abbiamo approfondito i diversi aspetti della conoscenza del tartufo, diciamo che questo prezioso ingrediente può essere gustato sia al naturale su una pasta al burro o all’olio, sia come elemento capace di elevare ricette che in origine non lo prevedevano tra gli ingredienti. L’unione con il piatto italiano più “falsificato” al mondo secondo l’Accademia Italiana della Cucina, la carbonara, produce quella carbonara al tartufo che dall’Oste può essere gustata in abbinamento ai tagliolini, pasta di origine piemontese.

Pensare che negli anni ‘30 l’Italia avrebbe potuto smettere di produrre pasta, rinunciando di fatto ad uno dei più conosciuti e stimati simboli del made in Italy. Tommaso Marinetti, infatti, propose di abolirla perché, come spiegato nel suo Manifesto della Cucina Futurista, uccideva l’animo forte e combattivo degli italiani. Appoggiato da Benito Mussolini, Marinetti sosteneva che senza pasta l’Italia si sarebbe oltretutto liberata dei costi del grano straniero favorendo l’industria del riso.

A conclusione della vicenda, il buon Marinetti fu fotografato in un ristorante di Milano intento a mangiarsi un bel piatto di spaghetti. Forse se avesse potuto assaggiare un tagliolino alla carbonara col tartufo bianco dall’Oste, quel manifesto non se la serebbe sentita neanche di pubblicarlo.

Bon appétit!